L’AMORE PER LA MUSICA, LA POESIA E LA SCRITTURA: JANKO FILIPOVIC RACCONTA LA NASCITA DEI SYBERIA

Intervistato di recente presso la nostra redazione, il leader dei SYberia Janko Filipovic ci ha raccontato in modo dettagliato, ma soprattutto appassionato, la storia e i retroscena della band che oggi porta il nome di SYberia, soffermandosi su come tutto abbia avuto inizio e su come quell’inizio, dopo tante peripezie, abbia reso possibile la concretizzazione di un sogno.

Ma come ogni sogno, soprattutto il sogno di un ragazzo amante della musica e pieno di aspettative, occorre tanta determinazione e naturalmente fortuna.

Ci fu un periodo in cui, deluso da varie situazioni, Janko decise di abbandonare definitivamente la musica:  fu però un periodo relativamente breve dove comunque saltuariamente sentivo il bisogno di imbracciare uno strumento e sfogarmi tra le pareti della mia stanza. Così agli inizi del 2015 senza neanche rendermene conto, avevo effettivamente ripreso a suonare e comporre, vantando già vari brani che sarebbero in seguito diventati dei cavalli di battaglia. Fu un mio amico bassista di Manchester, tale Morris Kane, che ascoltando casualmente le mie composizioni e ammaliato da queste, mi convinse a ritornare definitivamente in pista formando una nuova band…”

Un processo certo non facile e dove gli ostacoli erano sempre dietro l’angolo, tuttavia Janko non si è mai arreso, convinto che quel sogno andasse coltivato ogni giorno :

Quando ho iniziato a scrivere quelle che sarebbero poi diventate le prime canzoni del progetto; ero solo e usavo comporre le musiche partendo dalla chitarra elettrica [….]

Il mio stile di scrittura molto malinconico e romantico, unito alla mia chitarra e al resto della band, assumeva connotati riconducibili al Post Punk e al Gothic Rock [….]. Purtroppo non ero pienamente soddisfatto del risultato ottenuto e non vedevo i ragazzi pienamente in linea con la mia idea musicale così, pur rischiando tantissimo licenziai tutti e ricominciai da zero arruolando il mio migliore amico Tommy Rock, un musicista sopraffino di Shrewsbury che entrò subito in sintonia con me. Decisi di accantonare la ruvidezza del Punk e del Rock sostituendo la base ritmica della chitarra con sintetizzatori e tastiere. In breve abbandonai anche la batteria acustica in favore di una batteria elettronica per donare maggiore freddezza al nostro sound, ma il batterista di allora, Steve Sopran, non accettò questo cambio e così fu sostituito da Alex Lucars, un ragazzo olandese con cui abbiamo subito trovato molto affiatamento di fatto sancendo una piccola mutazione sonora che ci ha portati maggiormente verso lidi New Wave e New Romantic e successivamente Synth Pop.”

Racconta  Janko con una punta di malinconia ma con la consapevolezza che dalle delusioni si impara a crescere e a guardare aventi cercando di migliorarsi sempre. Questo è l’obbiettivo che ogni componente dei SYberia ha deciso di seguire: mai guardarsi indietro e non smettere di sperimentare, di ricercare. Ed ecco a voi una band che ha reso la sperimentazione del suono, una costante del loro processo creativo. Ogni melodia nasce infatti da un’idea: l’idea di concettualizzare un’immagine attraverso la musica; le sonorità che rivestono i brani dei SYberia non sono e non saranno mai di facile ascolto, perché essi necessitano e meritano un ascolto attento, meditato, riflessivo. Non si tratta tanto di denigrare un certo tipo di musica, quale ad esempio la musica leggera, in favore di un genere come quello dei SYberia, più cupo e malinconico e di derivazione New Wave, quanto piuttosto di concepire tale reminiscenza New Romantic come un sintomo interiore, di un processo che, iniziando da un’emozione inespressa, assume sembianze sonore, rapportandoci con momenti musicali molto distanti dalla leggerezza della musica mainstream. Il sussurro evocato dal Synth che sembra emergere da un quieto vagare verso spazi infiniti con la mente, non declama una qualche smania di superiorità musicale, e non sarebbe nemmeno fruibile in un approccio disincantato; soltanto la giusta armonia tra musicista e ascoltatore, quella sorta di corrispondenza di amorosi sensi, nell’ideale foscoliano, può davvero rendere ragione ad un genere come quello suonato dai SYberia. E di certo il poeta dei Sepolcri ha un qualche legame, seppur nascosto con la poetica di una band che ha riportato in auge uno stile in voga negli anni ’80 e mai tramontato del tutto. Quell’atmosfera dark, avvolta da un’aurea nostalgica in cui i versi paiono confondersi con un’anima inquieta, si accordano in modo pressoché perfetto con l’esigenza di esprimere la freddezza evocata dal suono di una batteria elettronica e, di riflesso, la stessa linea strumentale New Romantic sembra affacciarsi alla poetica di fine ‘800 facendola rivivere attraverso i suoni di una Nuova New Wave.

Sonia Bellin