Ritorna il rock dei Monolite, band italianissima nata nel 2016 e composta da Vincenzo (lead vocals – guitar), Gianluca (back vocals – drums) e Alessandro (bass) li abbiamo intervistati per saperne di più del loro nuovo singolo e non solo…
Benvenuti ragazzi, incominciamo dal vostro ultimo singolo e dal titolo “velo nero”, cosa si nasconde dietro a questo velo oscuro e perché la scelta di colorarlo in tal modo?
Ciao Grazie per l’invito e per l’opportunità.
Il singolo parla di un lutto, un taglio. C’è un disagio interno nel brano, che nasce da un cambiamento, una crescita che porta al confronto e alla conoscenza di noi stessi… fino all’accettazione di quello che siamo, e che abbiamo una parte migliore e peggiore di noi. Velo Nero si muove intorno alla sentenza di “morte” di questa parte che non ha più spazio e tempo di esistere.
“Velo nero” è un brano di matrice pop-rock con parecchie andature alternative, il tema di fondo è quello dell’introspezione, che cosa ha ispirato quest’idea che percorre poi l’intero album?
L’intero album segue questo filone del confronto e combattimento con lato “oscuro” di ognuno di noi; nel conflitto che viviamo nel cercare di nasconderlo e cancellarlo per poi renderci conto che non ne possiamo fare a meno. Salvami un altro pezzo dell’album parla proprio di questa consapevolezza che fà della parte che non vorremmo proprio quella che ci salva e ci rende vivi.
Il pezzo ha parecchie reminescenze con la filosofia e la psicologia…quanto il genere rock, dal vostro punto di vista, è capace di affrontare tematiche di elevata profondità?
La musica deve affrontare queste tematiche. Ma per prima cosa deve essere un mezzo di espressione, per manifestare un disagio, un’ emozione positiva o negativa che sia. É in questo che troviamo la giusta ispirazione per scrivere i nostri pezzi per sentirceli cuciti addosso. Se prima non emozioniamo noi stessi come possiamo pensare che chi ci ascolta lo faccia!
Il progetto Monolite nasce nel 2016, tuttavia se prima la composizione dei testi avveniva in lingua inglese, appare presto chiaro quanto l’italiano rappresentasse al meglio il vostro stile…
Noi veniamo da un background comune che ci vedeva comporre e suonare pezzi rock, hard rock inglesi con il nostro primo gruppo dove io ero soltanto chitarrista. Quando abbiamo incominciato di nuovo con il progetto sentivamo che non riuscivamo ad essere noi stessi se canatavamo in lingua inglese. Abbiamo intuito che il mio timbro funzionava parecchio con l’italiano e le linee vocali, anche se magari più complesse, erano azzeccate e cucite sui pezzi… e poi eccoci qui
E a proposito di stile, quanto il cantautorato italiano ha influenzato il vostro?
Tanto! Da Dalla, a Battisti a Battiato fino ad arrivare poi alle icone del rock italiano Ligabue, Litfiba e Vasco. É chiaro che poi i nostri punti di riferimento sono cambiati e ci siamo avvicinati alle figure del rock alternativo italiano come Verdena, Afterhours, Marlene Kuntz che sono tuttora fonti di ispirazione
Prima di salutarci, qualche aneddoto sui vostri progetti futuri…qual è il vostro prossimo obbiettivo?
Stiamo già lavorando al prossimo progetto. Stiamo consolidando alcuni pezzi e siamo alla ricerca di collaborazioni per iniziare a produrre il nostro nuovo album. C’è tanta voglia di fare, tanta cratività e tanta consapevolezza dei nostri mezzi e di quello che vogliamo fare. Sarà un sound con una matrice diversa che tuttavia è forte del nostro stile e del nostro sound che sentiamo molto caratterizzante.
Nel frattempo aspettiamo di ripartire con i live che sono per noi una linfa vitale…
Sonia Bellin
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